Catalogazione di reperti runici con scanner Artec

Pietro Meloni Artec, Scansione 3D

La Scandinavia è il paese nel quale è presente il maggior numero di reperti runici del mondo.
Le antiche incisioni, realizzate a bulino su pietra, rappresentano un inestimabile patrimonio, che ci consente di ricostruire eventi storici non registrati con altre forme di linguaggio scritto. E non solo.
Gli oltre 3000 reperti, generalmente realizzati su indicazione dei Druidi, equivalenti dei nostri sacerdoti e anche maestri, giudici e consiglieri di Re, ci restituiscono uno squarcio del clima esoterico dei popoli Celtici, e di una cultura totalmente diversa da quelle latina e araba dello stesso periodo.

reperti runici

Un testo runico

Il recupero di questo imponente materiale risulta particolarmente difficile, anche perché i reperti runici non sono presenti soltanto in architetture dell’epoca, ma soprattutto all’aperto, incisi su pietre che spuntano, come denti magici, direttamente dal terreno nei luoghi più imprevedibili.
Già, perché l’alfabeto runico, segreto veicolo del sapere, era sviluppato proprio come una forma di scrittura destinata all’incisione su pietra, incisione facilitata dalla stessa struttura dei caratteri.


Teddy Larsson, in collaborazione con la professoressa Laila Kitzler Ǻhfeldt, ha seguito con passione l’ambizioso progetto di catalogare questi reperti, affinché fosse possibile studiarli e consultarli, nel modo migliore possibile con l’attuale tecnologia. Attraverso la scansione, la forma, i dettagli, i colori delle pietre runiche sono stati ricostruiti in realistici modelli digitali tridimensionali.

In questo lungo e paziente lavoro si sono rivelate preziose alcune caratteristiche peculiari degli scanner Artec EVA e Spider, gli strumenti utilizzati dal team:

  • L’utilizzo di sorgenti di luce assolutamente innocue non soltanto per le persone, ma anche per delicati reperti;
  • La totale portabilità del sistema, poco ingombrante ed alimentabile a batterie;
  • La possibilità di acquisire modelli senza alcuna preventiva calibrazione, applicazioni di target o polveri opacizzanti che avrebbero potuto danneggiare gli originali;
  • La possibilità di utilizzare gli scanner sia in piena luce, sia in ambienti bui;
  • La risoluzione e l’accuratezza di scansione, in grado di acquisire i più piccoli dettagli;
  • La praticità e la velocità di utilizzo, indispensabili per un lavoro di questa mole

 

Nell’ammirare i risultati di questo interessante studio, c’è qualche rammarico per il nostro patrimonio storico e culturale che spesso, a causa dell’incuria e dell’assenza di progetti analoghi, si danneggia irrimediabilmente. Prima che possa almeno essere catturato e catalogato con metodologie che possano renderlo fruibile agli studiosi e a tutti gli appassionati del mondo.

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