Ho incontrato Cosimo a Campobasso, presso un mio cliente, del quale è amico. Dovevo realizzare un prototipo di un veicolo industriale con una Charly Robot. Era un lavoro urgente, e il mio cliente si sentiva più sicuro a realizzare il progetto insieme.
Durante i lavori, Cosimo ha scattato molte foto con una FujiFilm FinePix X10, una macchina che anche io amo portare sempre con me, per la sua compattezza e qualità. Beh, chiacchierare delle caratteristiche della macchina è stato giusto uno spunto.
Cosimo mi è piaciuto immediatamente. Ho visto le sue foto e i suoi lavori artistici. La carica è forte. Il senso dell’immagine eccezionale. Cosimo letteralmente vede attraverso una pellicola. E con mio grande piacere, è un esperto cultore della fotografia analogica.
Appassionato di ottiche, storiche fotocamere, film, carte. Sali, bagni, camere oscure e tutti quegli alchemici processi che appaiono sfortunatamente ormai quasi dimenticati. E nonostante le limitazioni, anche da apparecchi digitali come la sua FinePix, una “street camera” d’assalto per robustezza e velocità, è capace di ricavare scatti davvero notevoli.
In qualche modo, debbo essergli piaciuto anche io. Così, abbiamo deciso di lavorare anche insieme, quando se ne presentano le occasioni, con il suo gruppo Civico 32, il suo effervescente laboratorio creativo di fotografia ed arti grafiche.
“Il punto geometrico è un ente invisibile. Esso dev’essere definito anche un ente immateriale. Dal punto di vista materiale il punto equivale allo zero. In questo zero sono però nascoste varie proprietà “umane”. Ai nostri occhi questo punto zero – il punto geometrico – è associato alla massima concisione, al massimo riserbo, che però parla. Così il punto geometrico diviene l’unione suprema di silenzio e parole”. (Vasilij Kandinskij)
Ha scelto questo pensiero del grande pittore russo, Cosimo Paiano per presentare la sua prima personale di fotografia a Roma dal titolo Comunicazione in vetro. Con la serie Bottle, il giovane artista molisano riporta alla luce vecchie bottiglie e gli attribuisce un senso. Il vetro cattura immagini in movimento, dilata una posa, come in un fermo-immagine un momento diventa eterno. Il particolare, il dettaglio, diventa protagonista. Un oggetto visto da una soggettiva, una macchina da presa che assume lo sguardo di chi osserva, l’immagine è sfocata, una visione non lucida della realtà, un ricordo sbiadito, forse un sogno di cui torna alla mente solo un particolare, una bottiglia, con dentro un volto (“Un vetro divide me e la realtà e fino a quando questa realtà rimane dall’altra parte del vetro, io posso immaginarla e rappresentarla a mio volere…”). In mostra per un mese circa 10 fotografie
Cosimo Paiano nasce a Campobasso il 26 febbraio 1982, dove vive e lavora. Laureato in Scenografia e Costume all’ Accademia delle Arti e nuove tecnologie di Roma, realizza con passione e dedizione un laboratorio creativo dove matura una corposa collezione di tele ispirate alla Pop Art firmati ROSSOindustriale. La ricerca formale di questo giovane artista si spinge nello studio attento delle inquadrature, del montaggio della narrazione. I suoi scatti raccontano uno spaccato della realtà con uno stile e un linguaggio che, pur attingendo alla fumettistica, rappresentano una lettura personale e originale dell’immagine in movimento, che muta nella forma e nel colore. Istantanee indisponenti, eleganti, dove è sempre evidente la tensione verso la sofferta ricerca di sé stessi. Osa dove spesso gli altri si fermano, il suo occhio si fa indiscreto, entra nelle vetrine dei negozi, cattura un attimo, un’emozione, una sbavatura. E resta in bilico tra il silenzio e le parole.
“Mi sembra di immaginare tutto ciò che penso. Il mio pensiero è il mio occhio, è la mia mano. Un modo di pensare lontano dalla realtà, dare importanza ad oggetti comuni di vita quotidiana passata e vissuta che ora vengono coinvolti nei miei pensieri e nelle mie idee. Aggiungere ancora vita ad un oggetto ormai quasi dimenticato e banale”.