CreatBot F430 V2: prova su strada

Pietro Meloni Creatbot, Stampa 3D

Avevo anticipato l’arrivo della CreatBot F430 qualche mese fa, promettendo che appena disponibile avrei scritto una recensione.
Le stampanti sono state consegnate qualche giorno fa.
Oltre alla F430 sono arrivate anche una DE 600 Pro e una F160, delle quali parlerò in un altro articolo. Un discreto trambusto: circa 250 Kg. in tre voluminose casse di legno.

CreatBot F430

Unpacking

Un’esperienza non banale. L’imballaggio è robusto, costruito con pannelli in compensato di 1 cm. di spessore, bordati da angolari in lamiera. Per aprirlo, è necessario con un cacciavite a lama piatta piegare le linguette di chiusura. Non è un’operazione facile, e si rischia seriamente di farsi male. La lamiera è tagliente. È preferibile usare degli spessi guanti da lavoro. In compenso, la stampante è protetta davvero bene: tra i pannelli e la macchina, una interminabile serie di spessori di schiuma agiscono da efficaci distanziatori.

All’interno, alcuni fermi ben segnalati bloccano i movimenti XY. Una volta rimossi, si può accendere la stampante e sollevare il piano di lavoro con un homing Z per accedere al pacco di accessori contenuto sotto al piano di lavoro. La dotazione, come spesso accade per le stampanti di fabbricazione Cinese, è piuttosto ricca. Termocoppie e resistenze di ricambio, fusibili, ugelli, viti e naturalmente cavi, spatola, chiavi ed attrezzi vari.

Prime impressioni sulla CreatBot F430

Al primo colpo d’occhio, appare importante. La macchina è pesante.
Molto pesante. Da un’idea di solidità, da prodotto industriale, e nell’insieme appare abbastanza ben rifinita. Una buona verniciatura, cerniere di qualità e sportelli che si aprono e chiudono facilmente e con precisione.  
L’aspetto generale è quello di una seria macchina professionale.
Il movimento del piano sull’asse Z è, come per le Raise N2, affidato a due robuste viti a ricircolo di sfere (al centro dei lati destro e sinistro) e scorre su quattro altrettanto robuste guide cilindriche ai quattro spigoli.
I diametri delle viti e delle guide sono leggermente maggiori rispetto a quelli della Raise. Quello che cambia, per quanto riguarda la meccanica, è il movimento XY. Nel caso della F430, anziché impiegare barre cilindriche da 8 mm., utilizza delle generose guide lineari prismatiche da 15 mm., naturalmente fissate sul telaio in acciaio. L’architettura è di tipo HBot.

CreatBot F430 guide lineari prismatiche

Due caratteristiche classificano questa stampante come un prodotto destinato ad impieghi professionali: la presenza di un microfiltro HEPA per gli eventuali fumi e gli odori, e soprattutto la possibilità di riscaldare, oltre naturalmente al piano di stampa, anche la camera, sino alla ragguardevole temperatura di 70 gradi. La presenza della camera calda fa la differenza, in particolare per la stampa di materiali stirenici (ABS, ASA, HIPS etc.), per il contenimento delle deformazioni e per evitare fessurazioni e delaminazione del modello.

Un’altra sostanziale differenza è la temperatura massima raggiungibile (ben 420°) con gli hot end all metal, che consentono alla CreatBot F430 di stampare Peek, un materiale attualmente molto in voga per la realizzazione di robuste parti meccaniche ed impieghi medicali. Le stampe debbono comunque successivamente venire sottoposte ad un procedimento di annichilimento (una sorta di tempra) in un forno separato, a temperature comprese tra 180 e 220 gradi.

Per la stampa di materiali convenzionali a basse temperature (es. PLA), sono disponibili anche hot end con inserto in PTFE con temperatura massima di 270 gradi. La sostituzione degli hot end richiede solo un paio di minuti.

Preparazione

Le stampanti 3D possono richiedere una quantità variabile di regolazioni e preparazioni prima di stampare. Nei casi più critici, per ciascuna stampa o addirittura nel corso della stessa stampa risulta necessario ricalibrare il piano, registrare la pressione di trascinamento del filamento, etc.
La CreatBot F430 è per fortuna dotata di un sistema di calibrazione elettronico totalmente automatico, basato su un sensore che rileva eventuali micro-discrepanze nella planarità e le corregge via software. In pratica, non è necessario regolare alcunché.

Alimentazione

Nella gestione dell’alimentazione una cosa è apprezzabile, e altre due un po’ meno. Iniziamo da quello che non mi convince del tutto.
I filamenti, contenuti all’interno della macchina, vengono inseriti tramite due sportelli nella parte posteriore. Questo implica la necessità di collocare la stampante ad una distanza di almeno 30 cm. dal muro, o su un carrello che permetta di scostarla quanto basta per inserire il materiale. C’è da dire che, essendo già piuttosto larga, una collocazione laterale delle bobine avrebbe penalizzato gli ingombri, ma sarebbe d’altro lato risultata più comoda.
La seconda poco entusiasmante cosa è che il formato massimo supportato è di 1,0Kg.; su una stampante di queste dimensioni sarebbe stato gradito poter usare bobine più grandi.
Il lato positivo per quanto riguarda i filamenti è che, all’interno della camera calda risultano preriscaldati e deumidificati, e questo migliora le prestazioni di stampa.

Estrusori

Il gruppo di stampa, a doppio estrusore con trazione diretta da 1.75 mm., presenta un design sobrio e pulito.
Fin troppo. La struttura dell’alimentatore è totalmente chiusa, e se da un lato questo contribuisce a fornire un’idea di ordine, dall’altro eventuali ispezioni all’interno (es. per un frammento di filamento incastrato) richiedono lo smontaggio del (pur elegante) frontale.
La pressione cuscinetto sul filo è regolabile tramite un nottolino che agisce su una molla. Opzione molto comoda per filamenti flessibili/elastici.

CreatBot F430 V2: prova su strada

Sempre relativamente al gruppo di stampa, appare ben riuscito il sistema di raffreddamento del materiale. La F430 utilizza una singola ventola a turbina (con flusso d’aria laterale) posizionata al centro tra i due estrusori. Il convogliatore, con la stessa inclinazione del blocchetto dell’hot end, fa in modo che il flusso d’aria venga diretto sul materiale, senza interessare con improvvisi raffreddamenti l’hot end.

Controlli

La CreatBot F430 è dotata di un onesto display touch screen ad alta risoluzione. Semplice da utilizzare, con una struttura di menu che permette di accedere rapidamente alle opzioni desiderate, pur senza concedere troppo all’estetica fa il suo dovere. Apprezzabile, molto apprezzabile la possibilità di modificare “al volo” i principali parametri di stampa. Questa funzionalità, molto utile durante la prova di nuovi materiali, permette di individuare rapidamente, spesso nell’arco del primo test, i parametri ottimali di stampa.

Dotata di sensore di fine filamento e possibilità di riprendere una stampa interrotta per mancanza di corrente, la F430, come altre stampanti CreatBot, presenta una singolare, se non esclusiva funzionalità da questo punto di vista. Se la corrente si interrompe, il piano di lavoro si abbassa repentinamente di circa 20 mm., preservando la stampa da danni dovuti al contatto tra l’ugello caldo e il modello. Super. Altrettanto singolare, o forse dovrei nuovamente definirla esclusiva, è la caratteristica di spegnersi completamente a fine lavoro. E dal momento che, in particolare con stampanti di grandi dimensioni il processo si può concludere a qualsiasi ora del giorno (e della notte), si può ben capire quanto sia importante che la stampante sia in grado di spegnersi automaticamente, anziché restare accesa in stand by fino all’intervento dell’operatore.

Prova di stampa

La caratteristica che più ci si aspetta da una stampante professionale di grande formato è che non si fermi davanti a nulla. L’alimentazione deve essere perfetta, a prova di inceppamenti: interrompere per qualsiasi ragione una stampa che ha richiesto centinaia di ore comporterebbe gravi problemi ed ingenti costi. Così, dopo qualche breve piccolo test per familiarizzare con la macchina, ho deciso di sottoporla ad un vero stress. La famigerata “Paris lamp” di LeFabShop, presente su Thingiverse. Questo modello, di circa 30x30x30 cm, è caratterizzato da una struttura che ricorda da vicino la torre Eiffel, ed è letteralmente “impestato” di continui movimenti a vuoto, ritrazioni, e bridge non supportati anche di 10 centimetri. Un vero incubo per il sistema di alimentazione. La stampa ha richiesto circa 85 ore, e si è conclusa senza problemi.

CreatBot F430 prova di stampa

Considerazioni finali

Nell’articolo di presentazione, avevo ipotizzato che questo modello potesse rappresentare un outsider nello scenario delle stampanti di medio/grande formato. Dopo averla provata, mi sembra che le carte siano decisamente in regola per consentirle di conquistare una posizione sul podio in questo segmento, anche in relazione al prezzo contenuto rispetto all’insieme di caratteristiche che offre. La meccanica e l’elettronica, entrambe molto robuste, lasciano presagire un notevole longevità, anche ove sottoposta a condizioni di lavoro gravose. Un interessante comparazione (in Inglese) tra la CreatBot F430 e la Ultimaker 3 è disponibile a questo link.

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