
Abbiamo ricevuto nei giorni scorsi i primi campioni del nostro nuovo filamento, il PLM.
Il grande successo riscontrato dall’HSM, lanciato nei mesi scorsi, ci ha convinti a ripercorrere la stessa strada. Una strada fatta di obiettivi, alchimie, ricette, prove, confronti.
Questa volta volevamo ottenere un materiale con spiccate caratteristiche estetiche, facile da stampare anche con stampanti economiche, con buone proprietà meccaniche, zero warping, forte tenuta e contemporaneamente facile distacco dei supporti, eccellente bridging.
Ah, dimenticavo. Di costo ragionevole.
Un obiettivo abbastanza ambizioso, ma di materiali ce ne è tanti, e volevamo ottenere qualcosa di speciale.
Le primissime prove hanno prodotto risultati molto incoraggianti. Al punto di voler tentare qualcosa che potesse davvero evidenziare i limiti del PLM, e farci capire se c’era qualcosa da correggere.
Così, ho deciso di tentare “l’impossibile”: una stampa di relativamente grande formato (280 mm) della statua “Ercole e il cinghiale di Erimanto” di Vincenzo de Rossi, esposta al Salone dei 500 di Firenze.
Avevo avuto occasione di acquisire la statua con uno scanner Artec a luglio, su commissione di Makinarium, un’azienda che realizza effetti speciali per il cinema. La scansione dell’articolato gruppo scultoreo, pur non essendo paragonabile alle dodici fatiche di Ercole, era stata particolarmente complessa, a causa di innumerevoli aree recesse, difficilmente raggiungibili. Ho immaginato che stamparla sarebbe stato altrettanto complicato. E per aggiungere qualche ulteriore difficoltà, ho deciso di stamparla con una Cetus MKII Extended, su piano freddo, totalmente vuota (senza infill) e alla massima dimensione possibile.
I parametri del PLM
Per simulare le circostanze alle quali avrebbe potuto trovarsi di fronte un qualsiasi utilizzatore, ho preferito utilizzare dei parametri assolutamente standard. Raft, nessun riempimento, qualità “Fine”, layer 0.1, stable support, easy to peel. Altezza del modello 279,99 mm. Risultato: oltre 85 ore di stampa.

Nella
costruzione del basamento, andavo frequentemente a vedere il progresso,
incuriosito da come si sarebbe potuta sostenere la parte pianeggiante superiore
senza l’ausilio di alcun supporto. In questo va detto che il software UP svolge
un lavoro incredibile, costruendo gradualmente dei micro sostegni che gli
consentono di procedere praticamente “nel vuoto”. Il dubbio che la struttura
potesse cedere è durato a lungo, sino all’apparire dei piedi di Ercole. Poi mi
sono progressivamente convinto che lo slicer se la sarebbe cavata. Qualche
ulteriore “patema” è spuntato in seguito, vedendo che alcuni supporti di
piccole dimensioni si sviluppavano molto in altezza. Ma qui un po’ di malizia
ce l’avevo messa: avevo creato alcune piramidi nei punti più critici, per fare
in modo che potessero irrobustire la struttura.
Il PLM si stampa a 215°+-10%, ovvero tra circa 193 e 236°; nel caso della Cetus
può essere tranquillamente stampato con i parametri standard del PLA TierTime.


Per tre giorni e mezzo ho apprezzato la meticolosità del software UP e la totale assenza di vibrazioni, anche a quote elevate, della meccanica della Cetus. Il dubbio che la versione Extended fosse meno precisa della versione Standard, a causa della maggiore altezza dell’asse Z si è del tutto dissolto. Le guide prismatiche lineari funzionano perfettamente, e sono una garanzia di stabilità.
Il distacco dei supporti nel PLM
Stamattina la statua era pronta. Secondo i miei calcoli, la macchina aveva finito di stampare verso le due di notte. L’ho trovata accesa, nella paziente attesa che staccassi la stampa dal piano. Warping zero assoluto, ottima aderenza al piano e un distacco comunque semplice.
La maggior parte dei supporti è stata rimossa a mano, senza difficoltà. In alcuni casi ho dovuto usare delle pinze. Per impazienza, ho fatto un piccolo danno su una gamba, facilmente riparabile.
La scheda tecnica del PLM
Il materiale è di derivazione organica (base PLA), con l’integrazione
di cariche inerti per ottenere le caratteristiche desiderate.
In particolare:
- Finitura opaca. Questo aspetto riduce considerevolmente la visibilità dei layer sulle superfici curve ed inclinate.
Il basso coefficiente di rifrazione della luce accentua le ombre, migliorando la percezione tridimensionale dei dettagli. - Tecnologia antijam. La permanenza del materiale nell’hot end a temperature elevate non determina una cristallizzazione, ed evita ostruzioni dell’ugello anche nell’utilizzo su stampanti a doppio estrusore con filamenti di supporto idrosolubili.
- Contenuta viscosità (MFR @ 210° / 2,16 Kg –> 14 gr /10 min.). Questa caratteristica offre la possibilità di utilizzare maggiori velocità di stampa. Il PLM offre ottimi risultati con velocità nell’ordine di 80-100 mm/sec.
- Minore fragilità. La deformazione permanente sotto il limite elastico è fissata al 2.1%.
- Elevata resistenza a trazione. Il valore di 46,7 MPA è superiore del 40% rispetto a quello dell’ABS.
- Il PLM consente di realizzare, come appare evidente nella stampa di prova, completamente vuota, bridge molto lunghi che riducono la necessità di predisporre supporti o prevedere infill densi.
Attualmente il PLM è disponibile nei colori Bianco, Nero e Grigio muschio (quello utilizzato per la stampa di prova).