Visto il successo tra gli appassionati del progetto Neutron, pubblico volentieri un nuovo articolo con le informazioni per autocostruire una stampante 3D (questa volta, si chiama Proton ed è cartesiana).
Ancora una volta preciso che la costruzione artigianale di una stampante non è un modo per risparmiare, né consente di ottenere le stesse prestazioni di una macchina industriale pronta all’uso. E’ qualcosa di profondamente diverso, che regala emozioni di tutt’altro genere. Chi punta a disporre di una macchina affidabile, accurata, che produce una qualità di stampa costante, fa bene ad acquistare uno dei tanti consolidati prodotti plug&play.
La costruzione di una stampante è un processo molto simile alla composizione di un puzzle. Lo scopo non è quello di ottenere una bella immagine finale. In questo caso, meglio comprare una stampa. Lo scopo è quello, magari arrovellandosi, di mettere insieme i pezzi. Arrivare alla fine. Vedere una macchina che si muove e stampa – secondo quanto previsto. La qualità dei modelli ottenibili è – e deve essere – assolutamente secondaria. Il risparmio è ininfluente. Magari costerà anche di più. Bruceremo un’elettronica perché abbiamo collegato dei fili invertiti. Ci sembrerà che le istruzioni non spieghino a sufficienza come assemblare il tutto. Dovremo riuscire ad interpretarle, a cavarcela.
C’è un filo di masochismo in tutto questo, ma è il valore aggiunto di una operazione del genere. Questa esperienza ci renderà critici, ci permetterà di (o almeno provare a) escogitare modifiche migliorative.
Insomma, qualcosa che ha un sapore del tutto diverso dall’aprire una scatola, e in pochi minuti mettere in funzione un macchinario già perfettamente funzionante ed operativo.
Prima di andare oltre, per congelare da un lato le acide critiche dei Social, e rispondere a qualche futura domanda, preciso che ShareMind non vende componenti per la realizzazione di questa macchina, non ha interessi commerciali affinché venga realizzata (anzi), e non ha preso in alcun modo parte al progetto. Semplicemente, avendo goduto in passato dell’ebbrezza di vedere una propria costruzione animarsi e funzionare, ho il piacere di condividere questa piacevole esperienza.
Proton è una stampante davvero singolare, con diverse caratteristiche univoche rispetto alle architetture convenzionali. Si ispira apparentemente ad una fresatrice a ginocchio, con una tavola in grado di scorrere sull’asse X e un gruppo estrusore che scorre sull’asse Y, e si muove sull’asse Z.
Singolare, se non esclusivo, l’azionamento del pignone del gruppo di stampa, attraverso una guida lineare utilizzata anche come strumento di trasmissione del moto.
Perché costruirla, quando esistono molti altri progetti magari orientati alla realizzazione di macchine più performanti? Perché introduce spunti, “scosse” progettuali non convenzionali, che possono aiutarci a sviluppare la fantasia o lo spirito critico riguardo a diverse soluzioni architetturali. E’ un bell’esercizio, che può permetterci di riutilizzare elettroniche e componenti meccanici in una chiave diversa, e costituire uno spunto per sviluppare (magari) un nuovo, originale progetto. Proton è questo. Sostanzialmente, uno stimolo per la creatività. Cosa nient’affatto trascurabile, in un contesto nel quale ormai anche gli arrivati dell’ultima ora pretendono di sapere (e suggerire) tutto.
Buon divertimento.
Spero che i makers che aderiranno al progetto Proton vogliano condividere i loro risultati, quali che siano, con la comunità degli appassionati.
Naturalmente, come sempre resto a disposizione per qualsiasi supporto si rendesse necessario.