Non amo le stampanti economiche al punto di pregiudicare la qualità sino a livelli inaccettabili.
Meno ancora le stampanti “fai da te” che, per ridurre i costi al massimo possibile, vengono vendute in improbabili scatole di montaggio, corredate da istruzioni incomplete e incomprensibili. Che si trasformano in un vero incubo per gli hobbisti alle prime armi.
Li costringono ad acrobazie meccaniche nel montaggio. Alla frequente necessità di sostituire immediatamente componenti di bassa qualità. Al bisogno di addentrarsi, spesso senza alcuna competenza, nei meandri del firmware.
A cercare disperatamente aiuti nei forum e social. Aiuti spesso fuorvianti, che arrivano quasi sempre da chi ha ancora meno competenza di loro.
Esperienze di questo genere sono spesso definitive. Internet è piena di annunci del genere:
“Vendo AXXXXX, usata pochissimo, per ragioni di spazio. Barre filettate cambiate, estrusore fuoriserie, driver DDDDD, motori potenziati, ventole silenziose con cuscinetti a sfere….
C’è solo da sistemare il firmware perché il piano si muove al contrario….”
L’annuncio è scherzoso. La realtà è più drammatica. Il “malcapitato” si ritrova l’orrendo macchinario, una specie di modellino dell’erpice semovente della “Colonia penale” di Kafka.
Che avrebbe dovuto tatuare, sino alla morte, frasi di pentimento sulla schiena del condannato. E che invece – non funzionante – finisce per tatuare (ed uccidere) il Colonnello, l’orgoglioso sacerdote della macchina infernale.
Non posso permettermi di proporre apparecchiature del genere. Nessun guadagno (che sarebbe comunque modestissimo) vale la perdita della reputazione e dei clienti. Verrebbero allontanati per sempre dalla stampa 3D, divenendo diffidenti verso qualsiasi rivenditore. Ma l’esigenza di investire il meno possibile è condivisa da molti. Non soltanto hobbisti e appassionati. Anche piccole aziende che iniziano a sperimentare i vantaggi della prototipazione rapida, o che necessitano di basse tirature di oggetti in produzione, sono attente al budget.
Così, ho cercato a lungo prodotti che potessero coniugare un costo abbordabile con una qualità accettabile, e che non implicassero livelli di complessità d’uso scoraggianti.
Ho cercato a lungo, affidandomi ad una buona esperienza nella meccanica, nel software e nelle stampanti 3D per effettuare valide selezioni.
Ho cercato prodotti in grado di passare una forca caudina di caratteristiche che a mio avviso corrispondono ai requisiti minimi:
- un telaio robusto
- una architettura efficiente
- una meccanica di qualità, con giochi ridotti
- alimentazione a trazione diretta, 1.75, percorso filo guidato, grip ottimale
- minimi problemi di calibrazione
- facilità di montaggio e utilizzo
- un software intuitivo
- una elevata qualità di stampa
Francamente, pensavo fosse un po’ troppo da chiedere ad una stampante economica.
Diverse tra le macchine provate presentavano in effetti, rispetto a diversi tra i punti elencati, evidenti lacune.
Finché non sono incappato nelle Cetus3D.

Cetus3D Standard
Lo debbo confessare: non potevo resistere alle guide prismatiche rettificate. Le conosco bene, dopo decenni nella distribuzione di sistemi CNC desktop. Conosco bene anche i roller e le barre cilindriche molto più comunemente usate nelle stampanti 3D. Conosco la differenza tra questi diversi sistemi di movimentazione, quando si parla di accuratezza, durata, silenziosità, risonanza.
La piccola “Naked” di Tiertime, il più importante costruttore Cinese, mi ispirava e mi stava simpatica, quindi ho deciso di provarla.
La prima, positiva impressione è stata relativa al packaging. Un imballaggio robusto, compatto, con una quantità di schiuma espansa sufficiente a proteggere il contenuto anche verso importanti impatti.
Il buongiorno si vede dal mattino.
La seconda sorpresa è stata la velocità di assemblaggio della macchina, sulla carta definita come un kit fai da te. Esattamente 9 viti, per fissare l’asse Z, il gruppo di stampa e il piano. Totale, meno di tre minuti.
Forse cambierei la definizione da “stampante in kit” a “stampante smontabile”, mi sembra più appropriata. In effetti, la scelta di fornirla non totalmente assemblata sembra soprattutto rispondere alla esigenza di ridurre le dimensioni dell’imballo, e i conseguenti costi di spedizione.
La terza sorpresa non è stata proprio una sorpresa. Immaginavo, contando sulle guide prismatiche (IKO, di ottima qualità), che la stampante fosse silenziosa e precisa. Non immaginavo che fosse così precisa.
Le prime stampe, effettuate senza impostare altri parametri che non la temperatura di estrusione, hanno prodotto risultati ben oltre ogni aspettativa.

Gatto tombale egiziano, 130 mm., layer 0.1, PLA HS matte.
La minimalista Cetus mi ha impressionato anche per altri aspetti. Una riduzione dei costi di produzione che non passa attraverso la scelta di componenti economici, ma attraverso un accurato ed intelligente progetto. Un esempio tra tutti. La gestione dell’inizializzazione della macchina non sfrutta, come pressoché qualsiasi altra, dei fine corsa meccanici o ottici che siano. Utilizza la rilevazione della corrente dei motori.
Motore fermo = fine corsa raggiunto. Semplice, geniale. Tre fine corsa in meno, tre cablaggi in meno, meno fili in giro, assemblaggio semplificato.
Così come, abbinando all’ugello un cool end in acciaio inox, il tubicino in PTFE e un piccolo cover in silicone, si semplifica la vita all’utente. Sostituzione in un istante, ugello sempre pulito.
Il mio principale dubbio era la apparente necessità per la Cetus3D, non essendo presente un display, un jog e un lettore SD, che la stampante dovesse funzionare con un PC sempre collegato durante la stampa.
Questa soluzione, anzianotta, non mi piace. Il computer, se utilizzato per altre applicazioni durante la stampa, potrebbe andare in blocco compromettendo tutto. E in ogni caso, consuma corrente e sarebbe una risorsa costosa, per chi magari possiede diverse stampanti. Dubbio fugato subito. La Cetus3D prevede una scheda SD interna, e si può collegare, oltre che via cavo USB, anche via WiFi, persino ad uno smartphone Apple. Una volta trasmesso il file di stampa, è totalmente autonoma. Il PC (o l’Iphone) possono tranquillamente venire spenti. Ottima l’adesione del piano (nelle versioni standard non riscaldato); completata la prima calibrazione, non prevede ulteriori regolazioni. Consumi ridottissimi, a regime meno di 50 Watt.
Silenziosa, poco ingombrante, trasportabile (meno di 3 Kg.). Corredata di un pratico e funzionale portabobina.
Dotata di ben tre ugelli, 0.2, 0.4 e 0.6 mm, oltre che di tutti gli accessori (spatola, tronchesina, utensili, specillo di pulizia per l’ugello e persino una serie di viti di ricambio).
Essenziale, efficiente, immediato il software (ma la Cetus3D può digerire anche GCode standard).
In definitiva, la vera, più grande sorpresa è l’eccellente, difficilmente superabile rapporto prezzo/prestazioni. Per quanto immaginassi una buona qualità di stampa, prima di utilizzarla ero portato a considerarla una macchina interessante per il suo costo contenuto. Ora, la considero interessantissima per la precisione dei dettagli e l’assenza totale di vibrazioni. Il prezzo è un incidente positivo di percorso, assolutamente gradevolissimo. Ma non la caratteristica più importante di questa macchina. Che è senza ombra di dubbio la qualità di stampa.

Busto, 63 mm., 0.1, PLA HS matte.
Sono quindi lieto di annunciare che ShareMind ha siglato con Tiertime un accordo di distribuzione di Cetus3D per l’Italia, e che farà con piacere tutto il possibile per promuovere questo ottimo prodotto, corredandolo dei servizi che sempre offriamo: assistenza applicativa a vita illimitata e gratuita, filamenti dedicati, profili di stampa pronti, garanzia Italiana e pronta consegna.
Naturalmente, a questo articolo che è semplicemente l’annuncio di una partnership, seguiranno le consuete “prove su strada”, comparazioni, casi applicativi. Verrà presto attivato il sito www.cetus3D.it, interamente dedicato a questa stampante, e a quelli che mi auguro saranno i suoi appassionati utilizzatori.
A presto, su questo schermo…